Author Archives: samba

hackrocchio 2022

Ci vediamo il 9-10 Aprile al Edera per hackroccho!

 

hackrocchio

https://hackrocchio.org

 

si ma cos’è?

Due giorni di smanettamenti, autoformazione, workshop, seminari, riappropriazione dei saperi, hacking e cattivi odori.

Costruire comunità resistenti complici nelle lotte, saldare relazioni di fiducia tra le moltitudini sommerse nell’estrattivismo cognitivo, riuscire ad immaginare e a costruire tecnologie conviviali che sostituiscano le megamacchine digitali. Non promettiamo la rivoluzione ma il crepuscolo degli dei, per farlo inietteremo lo shellcode nel paese reale, andando nelle case ma sopratutto nei cuori di chi ancora ci crede, a decifrare le blockchain corrotte di un sistema che nulla ha più di umano se non la scalabilità del vostro frigorifero nel cloud, insomma, in una parola, quantum machine learning 🙂

eee ma cosa si fa?

Stiamo ancora raccogliendo i contributi. Crediamo fortissimamente nella contaminazione delle discipline: dall’informatica alla fisica, dalla meccanica alla filosofia, dall’agricoltura alla matematica, dalla logica all’arte, dall’architettura all’antropologia e continuate voi con gli abbinamenti che preferite.
Siamo persone curiose in ogni campo e riconosciamo la necessità di intrecciare le esperienze per indagare la complessità del reale, senza arroganti semplificazioni di comodo.
Se vuoi proporre un seminario, un workshop, un contributo, un laboratorio, invia una e-mail all’indirizzo underscore [chiocciola] autistici.org indicando il nome e il tipo dell’intervento, la durata, una breve descrizione, il necessario (proiettore, lavagna, pentole, persone, etc.) e un orario preferenziale.

Se l’intervento che hai in mente è più una suggestione o non te la senti di parlare per troppo tempo, sono previsti alcuni momenti dedicati ai “ten minutes talks”. Di solito si tengono a fine giornata, qualcuno si occuperà di segnalare lo sforamento eccessivo dei dieci minuti.

ok, ma se voglio venire e partecipare cosa devo fare?

Vuoi sbrodolare per 10 minuti o 2 ore la tua malsana idea?
Stai progettando la rivoluzione in html e c++?
Stai sublimando la tua libido nel do it yourself lisergico?

Portaci il tuo feticcio indomabile, che sia il tuo progettino della domenica o il piano segreto per conquistare il mondo dalla cantina.

Troverai le persone giuste che dilapideranno le proprie ore salariate per contribuire al tuo delirio personale e far trionfare l’HackЯocchio sul prodotto dell’etica protestante capitalista.

Perche’ in una societa’ che obbliga all’eccellenza, scegliere di fare schifo alla merda è un gesto rivoluzionario.

 

per maggiori informazioni: https://hackrocchio.org/

Chi è Area Spa?

Ripubblichiamo piu’ che volentieri un tentativo di censura finito male dei nostri eroi di Area Spa

 

streisand

 

 

Il consiglio è quello di condividere l’articolo sul vostro blog, ma soprattutto di leggerlo con attenzione, senza dimenticare di guardare questi due imperdibili video!

da notav.info

 

Dai contatti con Al Sisi alla sorveglianza per Assad, chi è Area spa, l’azienda che spia i notav.

Nei giorni scorsi abbiamo ricevuto e pubblicato un video inviato da alcuni escursionisti della Val Clarea che, andando per funghi, si sono imbattuti in una vasta rete di telecamere nascoste cablate sotto le rocce e dissimulate dalla polizia in pieno lockdown per spiare i valsusini. Nei video recuperati dai notav si vedono la dirigenza della digos di Torino farsi selfie con le nuove apparecchiature durante la scampagnata e alcuni tecnici che li aiutano nell’istallazione dei dispositivi.

Se sulla figura di palta della mitica polizia politica del capoluogo piemontese non c’è molto da dire visto che ha fatto già sganasciare la metà della rete, vale la pena spendere due parole in più sul profilo dell’azienda che li accompagnava, la Area spa, tra le principali ad aver investito il mercato in piena espansione dei dispositivi per la sorveglianza di massa e protagonista di diversi affari con regimi dittatoriali di tutto il

https://www.notav.info/wp-content/uploads/2020/07/Schermata-2020-07-21-alle-13.56.22.png

 

In Italia, un pugno di società private si dividono il mercato delle intercettazioni telefoniche e web. Una delle più importanti è un’azienda del varesotto, l’Area spa, specializzata nei dispositivi cosiddetti dual use, apparecchi di spionaggio utilizzabili sia in ambito militare che civile e quindi molto comodi per eludere le legislazioni contro la vendita di armamenti. Fondata nel 1996, Area spa attraversa anni travagliati che portano la società a più riprese sull’orlo del fallimento fino al 2009 quando arriva la svolta: vince una grossa commessa, circa 17 milioni di euro, per un dispositivo DPI (Deep packet Inspection) che consente di intercettare e analizzare email, conversazioni e ricerche internet dei cittadini siriani per conto dei servizi del presidente Assad. L’affare è denunciato dal giornale Bloomberg nell’autunno del 2011 e le rivelazioni costringeranno cinque anni dopo la procura di Milano ad aprire un’inchiesta che travolgerà l’amministratore delegato di Area, Andrea Fromenti, con le accuse di esportazione illegale di materiale dual use e dichiarazioni non veritiere. Secondo i PM, esattamente nelle settimane in cui il vento delle primavere arabe faceva vacillare il presidente siriano che reagiva lanciando barili di dinamite sui manifestanti dagli elicotteri, gli ingegneri dell’azienda sarebbero volati da Milano a Damasco con le apparecchiature nascoste nei bagagli facilitando la feroce repressione dei dissidenti (dopo le rivelazioni di Bloomberg la sede dell’azienda a Vizzola Ticino sarà tra l’altro il bersaglio di un sit-in di rifugiati politici siriani).

Nonostante la vicenda, il MISE nel giugno del 2016 autorizza Area spa a installare attrezzature analoghe a beneficio del regime egiziano di Al Sisi. L’affare avrebbe dovuto andare in porto appena poche settimane dopo la morte di Giulio Regeni e avrebbe avuto come destinatario finale il Technical Research Department (TRD), sorta di unità distaccata dei servizi segreti incaricata di infiltrare e monitorare l’opposizione alla giunta militare. Solo grazie alle pressioni della famiglia del giovane ricercatore italiano la licenza è infine revocata. I dispositivi dovevano essere forniti in tandem con un’altra azienda italiana specializzata nella programmazione di trojan e malware per spiare gli attivisti politici, la Hacking team. Le circostanze sono state rese pubbliche dopo la pubblicazione delle email della società sul portale di wikileaks in cui si possono leggere i centinaia di scambi tra le due aziende lombarde e grazie a cui si evincono anche le simpatie politiche del CEO di Hacking team, David Vincenzetti, che conclude gli scambi con i suoi collaboratori con un pittoresco “Boia chi molla”.

Nel 2017 in un’inchiesta della rete Al Jazeera di cui consigliamo la visione a chiunque voglia farsi un’idea su questo opaco mercato che sta divorando le libertà civili di tutto il mondo, il vice-presidente di Area spa, Marco Braccioli, viene ripreso da una telecamera nascosta durante uno scambio in cui si dice pronto a fornire un IMSI catcher al regime sud sudanese. Si tratta di un dispositivo grande come una valigia che consente di agganciare i telefoni cellulari di chiunque nel raggio di qualche decina di metri per poi poter attivare telecamera, microfono, tracciare il gps e persino inviare messaggi come se provenissero dai propri contatti. Nonostante l’embargo, Area spa assicura di potersi appoggiare su un paese terzo come la Tanzania per far arrivare la merce a destinazione. Dettaglio inquietante ma particolarmente rivelatore, nelle immagini Braccioli rassicura il suo interlocutore a proposito degli agganci che ha all’interno dell’apparato statale italiano che gli consentirebbero di snellire le procedure di esportazione.

Perché se Area fornisce i suoi servizi a regimi di tutto il mondo, i suoi principali clienti sono le forze di polizia italiane che usano le tecnologie di sorveglianza per spiare gli attivisti di casa nostra. Anche per questi affari interni, Area spa è finita nuovamente sotto inchiesta prima da parte della procura di Trieste poi di quella di Milano per accesso abusivo a sistema informatico. L’accusa è di aver scaricato sui pc dell’azienda sms, whatsapp, chiamate, intercettazioni e altri dati sensibili che dovrebbero invece essere di sola disponibilità degli inquirenti. Proprio le accuse di aver un proprio archivio privato frutto del lavoro di sorveglianza hanno portato il Consiglio di stato il 20 marzo del 2019 a concludere della legittimità dell’esclusione di Area spa dalle gare per l’aggiudicazione di appalti legati alle intercettazione per mancanza “di onorabilità, sicurezza e affidabilità“.

Mancanza di onorabilità che non ha impedito alla digos di Torino di avvalersi dei servizi di Area durante la pandemia quando, sfruttando un po vigliaccamente il fatto che i valsusini erano confinati a casa e non potevano difendere il proprio territorio, hanno deciso di affidare una ricca commessa all’azienda di Varese.

A vederlo dalla Val Susa, pare proprio che per tutti i governi i cittadini rimangono tali finché rigano dritto. Se osano mobilitarsi sono da trattare come un nemico interno da sorvegliare, infiltrare, molestare e incarcerare usando le stesse tecniche, le stesse tecnologie e addirittura gli stessi servizi forniti dalle medesime aziende.

Pandemia. Di tecno-assoluzionismo e di come la tecnologia non ci salverà

Pandemia. Di tecno-assoluzionismo e di come la tecnologia non ci salverà

In questi mesi abbiamo dovuto lavorare molto di più: sembra buffo, visto che eravamo a casa. Nel frattempo tante cose sono successe su internet e, con l’avvicinarsi di un “dopo” incerto, vorremmo dire la nostra sperando che queste riflessioni servano ad aprire una discussione. O almeno chiarire un poco alcune vicende fondamentali di queste lunghe giornate.

Se c’è qualcosa che l’hacking ci ha insegnato è che la tecnologia è un terreno di dominio e come tale va scardinato. Oggi la soluzione tecnica viene sbandierata come panacea, semplice, accessibile, ma è pura propaganda.

La tecnica asservita al potere economico e politico sembra avere il diritto di parlare di tutto, proponendo soluzioni che vanno dalla sanità, alla formazione, alla gestione dei flussi di persone, ma parla sempre da una posizione disincarnata, senza l’esperienza diretta delle problematiche e delle risorse fondamentali da preservare. Questo tipo di approccio alla tecnica è per noi tossico e l’hacking continuerà a voler sollevare queste contraddizioni con i suoi strumenti.

La premessa

Le istituzioni hanno scelto di avere fin da subito un atteggiamento paternalista, con l’obiettivo di scaricare il pesante impatto del virus sulla “popolazione indisciplinata” che non rispetta i dettami della quarantena. Come se la limitatissima capacità di intervento non fosse dovuta alle condizioni critiche della sanità pubblica, stremata da anni di tagli, aziendalizzazioni su base regionale, privatizzazioni, accorpamenti e scelte sbagliate.

Invece di assumersi le responsabilità di una strategia che ha privilegiato i grandi centri nevralgici ospedalieri (grandi centri che da soli sotto pressione non avrebbero retto) a discapito di una sanità diffusa sul territorio, nelle comunicazioni ufficiali abbiamo assistito sgomenti all’elezione quotidiana di nemici pubblici, inviduati in categorie finora impensabili: il runner, il genitore con passeggino, il ciclista.

Si sono lasciate sole le persone anziane nelle RSA o nelle loro case, incrociando le dita perché non si presentassero negli ospedali, nascoste sotto a un grande tappeto mentre il problema del contenimento del virus veniva trasformato, con atteggiamento ottuso e punitivo, nel contenimento/isolamento della popolazione.

In cima a tutto questo spesso si è preferito dar seguito alla volontà di confindustria e di molte aziende di tenere aperti i luoghi di lavoro a tutti i costi, senza procedure di protezione verificate ed efficaci, sviando l’attenzione grazie ad un’insostenibile retorica di guerra (il personale medico-sanitario come “eroi in prima linea”) a giustificazione dell’esistenza della carne da cannone in corsia e nelle fabbriche così come in trincea. Il costo del sacrificio è caduto sulle persone più vulnerabili.

Tecno-buzzword e Covid-19

La prassi sanitaria è stata opportunamente confusa con la norma legislativa, attivando spesso un completo nonsense. Si è operato uno spostamento del problema: dal contenimento del virus si è passati ad un sistema di infrazioni da sanzionare, traslando così l’attenzione su quest’ultimo (il runner come arma di distrazione di massa). Di nuovo, si prende un problema complesso e lo si riduce a uno collegato, ma più semplice, illudendosi e lasciando intendere che il secondo sia equivalente e risolva il primo. Si fa strada il sillogismo per cui contrastare il virus significa sorvegliare le persone che zuzzurellano in qua e in là. A questo si aggiunge la più classica politica delle buzzword (parole tecniche, usate spesso in modo improprio per impressionare/influenzare chi ascolta con termini “alla moda”). Ci troviamo di fronte a un proliferare di “tecno-buzzword”: buzzword che presentano strumenti tecnologici come panacea di tutti i mali. Questa è una forma di tecno-soluzionismo che non risolve realmente i problemi e apre a una serie di ulteriori contraddizioni e criticitá.

Tecno-buzzword 1: drone

Prendiamo un esempio: i droni. L’Enac ha dovuto effettuare una serie di concessioni sull’utilizzo di questi giocattolini, perché i sindaci italiani più “smart” avevano iniziato ad autorizzarne l’uso in autonomia. L’ente ministeriale ha dunque in fretta e furia liberato l’uso di droni nei controlli legati alle ordinanze covid, prima fino al 3 aprile, poi nella paranoia generalizzata dell’apocalittico weekend di pasquetta, l’ha rinnovata fino al 18 maggio.

L’utilizzo propagandistico, per quanto inquietante, di questi oggetti volanti è chiaro: l’autorizzazione prevede la presenza di chi pilota sul posto, non in remoto, e la guida a linea di vista; i droni possono solo segnalare la presenza di persone da controllare, il materiale video registrato deve essere rimosso dopo il controllo e le infrazioni contestate sul momento. I controlli con droni sono stati effettuati in luoghi semi deserti, fluviali o marittimi. A conti fatti sembra più un divertissement per non annoiarsi in quarantena, visto che praticamente un vigile con un binocolo da 20 euro avrebbe avuto lo stesso effetto. Il salto di qualità avverrebbe con la guida da remoto e la registrazione ed elaborazione automatica delle immagini. Ricordiamocelo bene e non lasciamoci distrarre quando inevitabilmente qualcuno cercherà di far passare inosservato qualche “temporaneo aggiustamento alla normativa”, magari per far fronte ad un’altra “emergenza”. Attualmente però i droni funzionano solo da generico spauracchio, utile a terrorizzare le persone, o da spot per sindaci sceriffi col pallino dell’innovazione in cerca di visibilità e consenso.

Tecno-buzzword 2: app di tracciamento contatti

Altro esempio: la app per tracciare i contatti.

Non ci sembra interessante disquisire se il tracciamento avvenga con la collaborazione degli operatori telefonici, o come sembra essere stato scelto, con il bluetooth e le app sviluppate da google ed apple. La pre-condizione per questa fantomatica fase due è il ripristino di una sanità pubblica di prossimità, colpevomente smantellata da scelte di governo bipartisan e risorsa imprescindibile per contenere la pandemia. Servono assunzioni, formazione, presìdi medici diffusi sui territori, capacità di analisi: eppure non se ne sente parlare. Se non ci sono abbastanza laboratori d’analisi per fare un tampone a una persona con la polmonite, se non c’è nessuna persona in grado di andarglielo a fare a casa, se non ci si prende cura delle persone capillarmente, a poco serviranno uno smartphone e una app. Al massimo una app segnerebbe un numeretto, ma a leggere quel numeretto poi chi ci sarebbe? Più chiaramente: è come costruire una casa a partire dalla porta, rifinirla di tutto punto con gli intarsi e lo spioncino a fotocamera, e poi chiamare tutti e dire: “Ecco qui: la porta è fatta secondo standard europei, è molto innovativa e rispettosissima della vostra privacy”. È normale che poi ti si chieda: “Ok, ma c’è solo la porta. La casa dov’è?” La app trasla ancora il problema da una cosa difficile a una facile: in due settimane la app la fai. Poi, tossendo, la apri sul cellulare e scopri che non ha proprietà curative.

Affrontare il discorso in termini di privacy e di tecnologie, è esattamente il terreno su cui ci vogliono portare, per attuare il giochino dello spostamento del problema e puntarci contro un’altra ennesima grande arma di distrazione di massa.

Non ci sono dubbi: preservare l’intimità digitale e la privacy è uno dei campi di lotta di quest’epoca, il problema del controllo è connaturato al sistema in cui viviamo e la raccolta massiva di dati è uno degli elementi fondamentali su cui si basano abusi e repressione. Immediatamente però, alle attuali condizioni e per contrastare la diffusione del virus qui e ora, un’app è semplicemente inutile e chi utilizza le buzzword app o innovazione sta colpevolmente contribuendo a sviare l’attenzione da quelle che sono le reali problematiche e a deresponsabilizzare chi ha realmente causato questa catastrofe sanitaria.

Tecno-buzzword 3: DAD – didattica a distanza

La didattica, nell’impossibilità di utilizzare piattaforme pubbliche, si è frastagliata in mille rivoli e strumenti, pesando sulla buona volontà, intraprendenza e connessione del corpo docente che, lasciato alla propria iniziativa individuale, si getta a spegnere l’incendio che divampa grazie al vuoto sociale. Navigando tra un google, zoom, teams, whatsapp, skype, facebook, youtube, nella consapevolezza che l’esperienza didattica non sia riducibile esclusivamente all’erogazione di contenuti.

Al netto di tutti i ragionamenti vi è la (banale?) constatazione che la didattica a distanza non può essere sostitutiva e considerata equivalente della didattica in presenza, sopratutto per la fascia di età 6-18 e che il motivo per cui è stata imposta sono le carenze strutturali delle scuole che, disorganizzate e sovraffollate, non permettono la didattica in aula opportunamente distanziati.

Quindi si torna di nuovo alla questione principale: i problemi materiali si spostano nel digitale, ma il digitale non può risolverli.

La scuola, nel vuoto del pensiero e delle risorse strategiche, è stata di fatto consegnata in toto alle grosse piattaforme commerciali. Ancora una volta, il meccanismo è il solito: di fronte a una scuola trasformata in azienda, svilita, dove mancano i soldi anche per il sapone, che andrebbe ripensata e riorganizzata con affetto, ci si affida al presunto potere taumaturgico della tecnologia. Non si può pensare che questa scelta non avrà ripercussioni sul futuro. Né si può pensare che sia una scelta ovvia ed automatica, con buona pace di tutti i discorsi sul free software nella pubblica amministrazione, che si fanno da praticamente 20 anni.

Salvo poi scoprire che la tecnologia non è così accessibile, ma è invece ulteriore fonte di diseguaglianza sociale. Perchè possiamo fare finta che non sia vero che molte persone facciano teledidattica con i giga del proprio cellulare, che il territorio italiano sia fatto di paesini sperduti e nient’affatto connessi, che sfavillanti e velocissimi computer non siano affatto in ogni casa, però, per l’appunto, stiamo facendo finta.

Quella che era già una tendenza problematica (una scuola fatta di didattica frontale e di valutazioni basate sulla quantificazione) rischia ora di diventare la norma perché “siamo in emergenza”. L’emergenza di oggi porta al pettine i nodi problematici della società che abitiamo. Lo stato di crisi è strutturale e rende evidenti vulnerabilità preesistenti che non si possono risolvere normando l’emergenza ma solo in un processo di profondo cambiamento.

Una tecno-buzzword non ci salverá

Amiamo gli enigmi e non ci spaventano le complessità dei problemi. Quello che temiamo sono le false piste e gli specchietti per le allodole. Ciò che stiamo vedendo, e subendo, in questi giorni, non è altro che l’esasperata manifestazione di una serie di nodi che vengono al pettine e nessuna bacchetta magica smart basterà a scioglierli.

Quando la politica parla di tecnologia, spesso lo fa per sviare l’attenzione dalle ingiustizie e problematiche sociali a cui ci chiede di rassegnarci. Consapevoli che ogni piccolo spazio di libertà sacrificato non verrà restituito ma dovrà essere duramente riconquistato, quando la parola chiave è “emergenza” è ancora piu’ importante svelare i meccanismi nascosti e leggere oltre la propaganda.

Dobbiamo mantenere la concentrazione, scrollarci di dosso il ruolo di gregge e ritrovare quello di comunità pensante, ricordarci ogni buzzword che è stata utilizzata sulla nostra pelle, scartarla e continuare a guardare dritto davanti, al cuore del problema.

  • Av.A.Na. Avvisi Ai Naviganti – Roma
  • Ifdo Hacklab – Firenze
  • HacklabBo – Bologna
  • underscore _TO* hacklab – Torino
  • Unit hacklab – Milano
  • Associazione Culturale “Verde Binario” – Cosenza
  • Freaknet Medialab Poetry Hacklab – Palazzolo Acreide (Siracusa)
  • MSAck Hacklab – Napoli
  • Fablab Buridda – Genova
  • e altre individualità hacker e cyberpunk

Open Hacklab

Volevamo un hacklab più aperto, ma non in questo senso.
perquisa-agosto

 

Durante la perquisizione al CSOA Gabrio di ieri le divise blu hanno deciso di accanirsi anche contro _TO*hacklab, tentando di forzare la porta blindata per poi distruggere il muro a fianco, entrare e constatare che quello spazio era un’officina per computer come effettivamente poteva sembrare dalla breccia nella finestra.

Per giustificare l’impegno speso nel distruggere questo muro è stata staccata la spina all’armadio hub/gateway; come conseguenza un alimentatore si è sentito male ed è stato soccorso nelle ore successive, quando tutto è tornato operativo.

Ci fa sorridere la miseria di queste indagini e di questi piccoli personaggi ancora a cavalcare un modello proibizionista che nessuno più intende perseguire perché ampiamente fallimentare, decidendo di colpire una delle poche esperienze di autoproduzione nello stesso giorno in cui un magistrato di rilevo occupa le prime pagine dei quotidiani schierandosi a favore della legalizzazione.

Siamo solidali con i due compagni colpiti dalla repressione, continueremo ad essere complici del CSOA Gabrio nell’antiproibizionismo come nelle diverse lotte.

_TO*hacklab

Altre informazioni:

Cineforum

Continuiamo la rassegna CI(NERD)FORUM

Tutti i Giovedì alle 21:00 in Via Revello 3, Torino

Data Film tnx to Descrizione
2013-03-21 Blade Runner builder Uno dei migliori film di fantascienza trailer
2013-03-28 Firewall:Accesso Negato fox Un film che fa riflettere sulla sicurezza di ognuno di noi trailer
2013-04-04 Tron samba game movie. E se entrassi in un gioco e non riuscissi piu’ ad uscire? trailer
2013-04-11 Una tomba per lucciole simoleso anime movie sulla seconda guerra mondiale
2013-04-18 Ghost in the Shell 1 samba L’anime che ha ridefinito il cyberpunk estratto
2013-04-25 Ghost in the Shell 2 six L’attacco dei cyborg http://youtu.be/WdF-Tu4L1yI

questo è solo l’inizio, poi continuiamo quando iniziano i Corsi Avanzati

Nel dubbio porta i popcorn, al resto ci pensiamo noi..

Hacker in 10 Weeks

Hack in X Weeks

Nuovi corsi all’underscore dal primo di marzo


HackXweek

L’underscore_TO* presenta a partire dal primo di marzo i nuovi corsi base.

  • quando: Venerdì dalle 21:00 alle 23:00
  • dove: In via Revello 5, Torino
  • perchè: Per illuminare le menti di quelli che credono ancora in un mondo digitale libero
  • costo: Ingresso ad offerta libera, se non hai soldi porta qualcosa da bere 🙂

Per maggiori fate un giro sul sito ufficiale di Underscore_TO*

Iniziamo Tutti i venerdì a partire dal 1 Marzo e partiamo con i Corsi Base, per insegnare a imparare e a condividere:

Date What tnx to
2013-03-01 OPEN(mind) Cosa vuol dire open, che cos’è GNU/Linux e cosa vuol dire essere liberi
2013-03-08 Installa Linux Installazione base di linux (ubuntu, arch, slack,… ) per essere liberi senza Microsoft
2013-03-22 Hardware base I Impariamo a distinguere i veri componenti ed ad assemblare il nostro primo PC (teoria) (parte1)
2013-03-39 Hardware base II Portiamo cacciaviti e buona volonta’ per costruirci il pc da portarci a casa! (pratica)(parte 2)
2013-04-05 Be free Usare Linux consapevolmente, copyleft e creative commons, free downloads: imparare a condividere il sapere
2013-04-12 Privacy Internet, Social Network e cazzi nostri: Per chi ha ancora qualcosa da nascondere, e vi spieghiamo come
2013-04-19 Linux Inside(1) Come muovere i primi passi con il terminale, usare il manuale, capire i comandi e senza paura impariamo ad essere indipendenti
2013-04-26 Linux Inside(2) Come funziona il Filesystem di Linux, come usare i programmi base per un uso quotidiano del sistema operativo
2013-05-03 Paranoia Come non essere rintracciabili, non lasciare briciole, navigare dove non si puo’ e criptare/nascondere i dati
2013-05-10 LAN Party Aperitivo e Risoluzione problemi per chi ha provato, ma proprio non riesce a capire e vuole imparare insieme

A seguire si proporrano i corsi Avanzati

the shellcoder’s handbook 2nd edition

Ecco un libro che spiega molto ben un sacco di questioni su:
stack, heap, overflow, format string, scrittura di exploit e shellcode:

the_shellcoders_handbook

This book is dedicated to anyone and everyone who understands that
hacking and learning is a way to live your life, not a day job or
semi-ordered list of instructions found in a thick book.